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Le Pillole

Povero Sud...anche la burocrazia non funziona 

Si caratterizza per bassa professionalità, tempi biblici nei procedimenti di autorizzazione e permessi

Il nostro povero Sud che si vuole da parte del governo Meloni assoggettare alle regole aritmetiche ma punitive per la nostra gente della Autonomia Differenziata , ha un altro parallelo guaio , il non professionale funzionamento della Pubblica Amministrazione. Nel 2014, la Università Federico II di Napoli , con il coinvolgimento Svimez , mise a punto l' Istitutional Quality Index (IQI), un indicatore numerico percentuale della qualità delle istituzioni pubbliche, non basato su interviste ai cittadini per ricavarne indicazioni statistiche, ma costruito su dati oggettivi su giustizia, corruzione, funzionamento delle infrastrutture e dei servizi pubblici, attività economiche locali, tempistiche per la autorizzazione e realizzazione di nuove iniziative imprenditoriali, scuola, università e livello culturale generale, partecipazione alla vita pubblica della società civile. Come per vantaggi e svantaggi legati alla Autonomia Differenziata il nostro Paese è spaccato in due : livelli di eccellenza al Nord, performances deboli al Sud. La provincia autonoma di Trento ha il miglior IQI ,seguita dalle provincie di Trieste e Treviso, le prime dieci province sono tutte del Centro-Nord, in coda il Sud ,Catania, Trapani, Caltanisetta, Crotone, ultima della fila la provincia di Vibo Valentia. Se consideriamo che la Pubblica Amministrazione Italiana è valutata essere tra le meno efficienti nella Unione Europea , che la PA del Sud si caratterizza per bassa professionalità , tempi biblici nei procedimenti di autorizzazione e permessi , risulta chiaro lo sforzo enorme delle imprese meridionali per rimanere a galla, traguardando uno sviluppo lontano pur a fronte di buone intuizioni imprenditoriali.

Il mio amico dottor Sergio Fontana, presidente Confindustria Paglia, da sempre grida che non abbiamo bisogno di elemosine politiche, alle nostre imprese servono infrastrutture pubbliche , tempi certi della giustizia e delle autorizzazioni di nuovi progetti di investimento . Fare impresa in generale in Italia è lavoro arduo, seconda una rielaborazione di dati OCSE , la nostra piccola e media impresa è costretta per sopravvivere a spendere una tassa nascosta di 80 miliardi di euro per anno per pratiche amministrative sempre più astruse , fatte di tanta carta ,di tanti copia incolla , di poche novità , di richieste strane per autorizzare una VIA o una VIS. Ho vissute in diretta queste problematiche per un impianto turbogas da 70 MW nella zona industriale di Priolo destinato a coprire solo le richieste di punta della rete elettrica ( impianto in condizioni normali fermo solo pronto ad entrare in funzione) , noi tecnici non capendo un intreccio pauroso di richieste tra provincia ,regione autonoma , ministero ci siamo arresi malgrado fosse stata arruolata nel gruppo di lavoro una famosa epidiemologa della Università di Catania .

Molte richieste illogiche ci derivano da regole Europee che siamo costretti a recepire come paese della Unione. Il presidente Mario Draghi con il suo rapporto "The future of European Competitiveness", noto come "Piano Draghi " prova a dare nuovi consigli alla Unione Europea ,sottolineando una profonda frattura tra economia e società , segnalando la ideologizzazione delle scelte che allontana lo sviluppo in confronto a Stati Uniti e Cina. Ho assistito ad un webinar mirato alla descrizione delle pratiche per la rendicontazione della sostenibilità ambientale e sociale per le PMI , piccole e medie imprese ,in ambito oil &gas ed energia in generale , il lavoro che svolgo da 50 anni prima come dirigente ora come consulente. Dal primo gennaio 2026 le PMI e le altre imprese quotate in borsa ma anche le piccole aziende che sono fornitrici di beni e servizi alle aziende saranno tenute alla rendicontazione di sostenibilità e dovranno adeguarsi alla Direttiva CSRD " Corporate Sustainibility Reporting Directive " 2022/2464/ UE.

Senza discutere sulla necessità di assicurare un approccio di sostenibilità sociale ed ambientale nella nostra Europa , che riguardi società civile , istituzioni pubbliche ed imprese , faccio notare mestamente che non possiamo appesantire di certificazioni equivalenti la grande ENI ed il piccolo distributore di carburanti . L' imprenditore del piccolo distributore per riempire complicate tabelle dovrà rivolgersi a vari tecnici specialisti, ad uno studio legale, dovrà spendere soldi che ,pena il fallimento , sarà costretto a ribaltare ai suoi stakeholders , clienti e fornitori. Questo per me è assurdo , voglio combattere i guai del cambiamento climatico ma non darei peso alle emissioni dai serbatoi e dalla pompa carburanti , se poi non riusciamo a controllare gli incendi dolosi di rifiuti ,di appezzamenti boschivi , le emissioni di metano dalle discariche dei rifiuti ,se non riusciamo a fare di fatto niente contro le guerre spietate ,fatte di uccisione di tanti innocenti spesso bambini. Fanno più male all'ambiente le bombe a grappolo o i composti organici volatili di un distributore di carburanti ? E per chiudere la mia analisi quale grado di competenza in generale ha la PA del SUD sui tanti requisiti che ci rinvengono dalla Unione Europea? E i tempi si allungano e le autorizzazioni ed i permessi richiesti aspettano.
Nunzio Valentino
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