Le Pillole
Solo la Cultura può aiutarci
A superare povertà, rabbia, paura... per il bene del Paese
martedì 20 novembre 2018
17.13
L'Italia oggi è un Paese confuso, che non sa valutare il grado di rischio economico e sociale; il nostro popolo sempre più ragiona con un animo corroso da rabbia e paura, spesso dettate da una povertà che avanza coprendo sempre fasce più larghe della nostra gente. Il futuro dei nostri figli è buio… Sembrano cadere miseramente quelle certezze che avevano, pur nella sofferenza, fatto grande l'Italia dei nostri padri, quelli che emigrarono, che resero possibile il Miracolo Economico del dopoguerra. Per capire questa nostra Italia di oggi, proviamo a bussare alla porta del passato : aveva ragione Edipo, Antigone o Creonte? Cosa ci insegna il Sofocle dell' EDIPO RE e dell' ANTIGONE? Queste tragedie sono capolavori descrittivi del contrasto tra verità oggettiva e verità soggettiva, del bisogno di far trionfare una legge personale contro la legge dello Stato, del distacco conservativo di chi sa ma non interviene. Anche adesso, come in tanti altri momenti della storia dell'uomo, la forza tende a sottomettere il raziocinio : avanza l' Homo Homini Lupus, il cui precedente più antico si legge nell'Asinaria di Plauto. La confusione, la mancanza di speranza per un futuro migliore, attizza il lupo e crea odio sociale, rabbia, paura del diverso, considerato come il ladro che viene a rubare moglie e lavoro a casa nostra .
Sta trionfando nel Paese il culto della "Acultura", fatta di informazioni, spesso false e costruite ad arte, di slogan sintetici che a mezzo Twitter inondano il popolo che vota, facendo la gioia di politici scaltri che carpiscono la buona fede, il bisogno della nostra gente. Questa politica di seconda mano vende questa studiata comunicazione come coinvolgimento democratico del popolo che ha votato e voterà, in effetti sta incentivando la furia di chi furioso è già e sta contrabbandando una falsa libertà che prepara un consenso elettorale che ci condurrà a nuove forme di schiavitù psicologica. Stiamo assistendo al "Deconsolidamento della Democrazia " ed al parallelo consolidamento di una dura forma di "Nazionalismo addomesticato". Il concetto di " Deconsolidamento della Democrazia " è di Yasha Mounk.
Per fortuna esiste e resiste lo scudo della nostra Carta Costituzionale, collocata nelle pensierose ma salde mani del Presidente della Repubblica. Essa stabilisce e regola i pilastri della nostra Democrazia, assegnando compiti specifici al sistema di trasmissione tra il popolo e lo Stato, fatto di Politica e Sindacato dei lavoratori. La crisi delle nostre Istituzioni è anche crisi della Politica e del Sindacato, che sino a ieri avevano difeso e protetto il povero contro il ricco, il Sud contro il Nord. Oggi i pilastri di ieri stanno cedendo, la Democrazia sta perdendo appeal, lo squilibrio tra ricchi e poveri sta crescendo, il lavoro manca e quello che c'è è precario e non permette di sognare un futuro migliore e programmabile. I giovani vivono alla giornata, i vecchi sono soli e spesso abbandonati dalla famiglia, i rapporti all'interno della famiglia stanno saltando, si uccide per niente senza alcuna plausibile ,motivata ragione. Sta avanzando cosi una forte richiesta di un Uomo forte, inviato o no dalla Provvidenza, capace di sentire il polso della gente a cui fa riferimento, comportandosi non da Statista ma da uomo della che capisce e soffre, ma che ha chiaro il fine del comando non democratico. Il voto democratico, il consenso popolare serve solo a dare fondazioni e forza al nuovo pilastro di arroccamento nazionalista fatto di porte chiuse ai confini della Nazione ma anche di steccati nelle città tra centro e periferie, dove la Legge spesso non esiste più.
Solo la Cultura può aiutarci, la Cultura unisce e non divide, fa incontrare e non scontrare, rende conosciuto lo sconosciuto che bussa alla nostra porta personale e nazionale. E la Cultura è anche confronto e sviluppo di idee che preparano nuovo lavoro e con il lavoro la vita migliorerà.
L'Europa che dei Nazionalismi è primo nemico va mantenuta, ne vanno riconosciuti i meriti sul blocco delle guerre, ma la burocrazia va pesantemente snellita, il pensiero dei leaders deve distogliersi dalle lobbies e dai loro interessi, lo sguardo, l'azione va mirata a chi in Europa ha fame di pane e lavoro. Anche il problema migranti va regolato e risolto; quella povera gente bussa alle porte dei Paesi Europei in quanto sono stati i paesi di origine sono stati i primi a subire le guerre di controllo dei territori delle Superpotenze, le guerre economiche a livello mondiale attivate dalla globalizzazione e dalle discutibili politiche protezionistiche del Presidente Trump .
Abbiamo domenica scorsa ricordato la Seconda Giornata mondiale dei Poveri; vedere una piazza San Pietro a Roma stracolma appartiene alla normalità, non cosi l'aula Paolo VI attrezzata come sala mensa elegante per i poveri di Roma, quelli che fanno tutti i giorni la fila alla CARITAS per un pasto caldo. Non dobbiamo dimenticare i tanti poveri, riascoltiamo in silenzio le parole di Papa Francesco che ci ricorda "il loro grido sovrastato dai pochi ricchi" . Risolvere povertà e lavoro è il miglior rimedio contro la rabbia e la paura, il Paese non può aspettare, siamo in una fase di progressivo avvicinamento ad un baratro, che non si vede ma c'è. Il buon Dio ci protegga, cadendo il Paese, chi si farebbe più male sarebbe chi oggi sta già pesantemente soffrendo.
Nunzio Valentino
Sta trionfando nel Paese il culto della "Acultura", fatta di informazioni, spesso false e costruite ad arte, di slogan sintetici che a mezzo Twitter inondano il popolo che vota, facendo la gioia di politici scaltri che carpiscono la buona fede, il bisogno della nostra gente. Questa politica di seconda mano vende questa studiata comunicazione come coinvolgimento democratico del popolo che ha votato e voterà, in effetti sta incentivando la furia di chi furioso è già e sta contrabbandando una falsa libertà che prepara un consenso elettorale che ci condurrà a nuove forme di schiavitù psicologica. Stiamo assistendo al "Deconsolidamento della Democrazia " ed al parallelo consolidamento di una dura forma di "Nazionalismo addomesticato". Il concetto di " Deconsolidamento della Democrazia " è di Yasha Mounk.
Per fortuna esiste e resiste lo scudo della nostra Carta Costituzionale, collocata nelle pensierose ma salde mani del Presidente della Repubblica. Essa stabilisce e regola i pilastri della nostra Democrazia, assegnando compiti specifici al sistema di trasmissione tra il popolo e lo Stato, fatto di Politica e Sindacato dei lavoratori. La crisi delle nostre Istituzioni è anche crisi della Politica e del Sindacato, che sino a ieri avevano difeso e protetto il povero contro il ricco, il Sud contro il Nord. Oggi i pilastri di ieri stanno cedendo, la Democrazia sta perdendo appeal, lo squilibrio tra ricchi e poveri sta crescendo, il lavoro manca e quello che c'è è precario e non permette di sognare un futuro migliore e programmabile. I giovani vivono alla giornata, i vecchi sono soli e spesso abbandonati dalla famiglia, i rapporti all'interno della famiglia stanno saltando, si uccide per niente senza alcuna plausibile ,motivata ragione. Sta avanzando cosi una forte richiesta di un Uomo forte, inviato o no dalla Provvidenza, capace di sentire il polso della gente a cui fa riferimento, comportandosi non da Statista ma da uomo della che capisce e soffre, ma che ha chiaro il fine del comando non democratico. Il voto democratico, il consenso popolare serve solo a dare fondazioni e forza al nuovo pilastro di arroccamento nazionalista fatto di porte chiuse ai confini della Nazione ma anche di steccati nelle città tra centro e periferie, dove la Legge spesso non esiste più.
Solo la Cultura può aiutarci, la Cultura unisce e non divide, fa incontrare e non scontrare, rende conosciuto lo sconosciuto che bussa alla nostra porta personale e nazionale. E la Cultura è anche confronto e sviluppo di idee che preparano nuovo lavoro e con il lavoro la vita migliorerà.
L'Europa che dei Nazionalismi è primo nemico va mantenuta, ne vanno riconosciuti i meriti sul blocco delle guerre, ma la burocrazia va pesantemente snellita, il pensiero dei leaders deve distogliersi dalle lobbies e dai loro interessi, lo sguardo, l'azione va mirata a chi in Europa ha fame di pane e lavoro. Anche il problema migranti va regolato e risolto; quella povera gente bussa alle porte dei Paesi Europei in quanto sono stati i paesi di origine sono stati i primi a subire le guerre di controllo dei territori delle Superpotenze, le guerre economiche a livello mondiale attivate dalla globalizzazione e dalle discutibili politiche protezionistiche del Presidente Trump .
Abbiamo domenica scorsa ricordato la Seconda Giornata mondiale dei Poveri; vedere una piazza San Pietro a Roma stracolma appartiene alla normalità, non cosi l'aula Paolo VI attrezzata come sala mensa elegante per i poveri di Roma, quelli che fanno tutti i giorni la fila alla CARITAS per un pasto caldo. Non dobbiamo dimenticare i tanti poveri, riascoltiamo in silenzio le parole di Papa Francesco che ci ricorda "il loro grido sovrastato dai pochi ricchi" . Risolvere povertà e lavoro è il miglior rimedio contro la rabbia e la paura, il Paese non può aspettare, siamo in una fase di progressivo avvicinamento ad un baratro, che non si vede ma c'è. Il buon Dio ci protegga, cadendo il Paese, chi si farebbe più male sarebbe chi oggi sta già pesantemente soffrendo.
Nunzio Valentino