Le Pillole
Tristi storie di ragazzi ribelli
Famiglia e scuola, i veri pilastri di una Cultura educativa
domenica 6 maggio 2018
15.33
Politica, scuola e famiglia...La scuola ai ragazzi ribelli non fa più paura, perchè ha perso con il tempo, non solo il castigo deprecabile ma la sua autorità morale, complice la volontaria chiusura degli occhi della famiglia, complice la penosa indifferente latitanza della Politica. Questa latitanza ha avuto il suo specchio nella ultima rissosa competizione elettorale: prima del 4 marzo, i partiti, i movimenti sui temi caldi di scuola e famiglia non hanno saputo dire niente di nuovo con riferimento alla Educazione dei ragazzi. Hanno dimenticato i pur gravi fatti di cronaca con epicentro nella scuola e nella famiglia: la violenza, il bullismo, il ricatto e la derisione allargata ai social dei professori, le spedizioni punitive di familiari contro inermi insegnanti che provano a fare il loro dovere, nel rispetto della Legge e delle persone. Ed invece una Politica attenta dovrebbe occuparsi di famiglia e scuola, i veri pilastri di una Cultura che può modificare in positivo il futuro dei ragazzi, il futuro del Paese. Abbiamo dimenticato la dolcezza, come Professore,del nostro Aldo Moro, ben coniugata con l'alto senso morale dell'Uomo e la fermezza dello Statista?
Anche la famiglia ha le sue colpe, i padri e le madri nella corsa imperiosa al traguardo di questa nostra vita interconnessa, hanno dimenticato l'arte dell'educare, fatta di esempio, di momenti quotidiani di incontro, di buona lettura, di tanta pazienza. I bambini seguiti con attenzione, con amore, rimproverati di fronte ad un errore, non lodati eccessivamente, diventano alunni diligenti e competenti, pronti ad affrontare il momento critico, fatto di ormoni in subbuglio, del passaggio dalla fanciullezza alla pubertà. Ricordo ancora la forte voce contadina di mio nonno dire a mio padre,troppo protettivo di un figlio disabile : Nunzio è un uccellino, ora, dopo le istruzioni, bisogna che lo lasci volare ,senza paracadute . La famiglia non deve essere nè troppo assente nè troppo presente, deve essere vigile.
La scuola è il primo mondo esterno che l'uccellino esperimenta, lì trova i suoi coetanei, i Suoi maestri, lì si confronta con il suo mondo globalizzato ed iperconnesso, alla ricerca delle prime scoperte, delle prime verità. Deve poterlo fare non alla maniera di uomo libero nella giungla di Jean Jacques Rousseau, il riferimento è all'Èmile ou De l'éducation, ma seguendo l'analisi del filosofo francese Francois-Xavier Bellamy nel suo "I Diseredati, ovvero l'urgenza di trasmettere". I nostri diseredati sono ragazzi soli , che nel rapporto rissoso cercano solo la visibilità e la gloria dei coetanei allargati al mondo di You Tube. Sono i figli super coccolati di famiglie sole per la violenza o per la semplice assenza che si respira tra le mura domestiche.
Omero nella Odissea parla di un ragazzo piagnucoloso, Telemaco , con una madre premurosa ma di fatto assente , presa com'è nell'attento controllo dei Proci, con un padre il cui destino il figlio non conosce. Lo aiuta la Dea Atena che veste le spoglie di Mentore, amico fedele di Ulisse. Quel ragazzo diseredato reagisce al pianto, ritrova fiducia in se stesso, vara con i suoi amici una nave e parte alla ricerca del padre. Quel viaggio non restituisce il padre al figlio ma serve a cambiare la vita di quel ragazzo che, dimenticato il pianto, diventa uomo. Anche la scuola deve attrezzarsi con una nuova didattica, i ragazzi devono trovare interesse, devono credere nel maestro.
Il tempo limitato di vera attenzione dei ragazzi va utilizzato al meglio, come, pur nel disagio, faceva don Lorenzo Milani nella scuola di Barbiana. Concordo con la analisi attenta di Alessandro D'Avenia : "L'adolescente cerca la ricompensa come conferma del suo essere unico al mondo e la trova sopratutto nel consenso dei coetanei , non più in apparenza ) dei genitori . E' un nuovo venire alla luce, accompagnato da un nuovo pianto che questa volta non verrà cessato dal latte materno, ma dalla approvazione dei propri pari". Gli atti ribelli dei nostri ragazzi sono la via sbagliata per coprire la solitudine, la mancanza di interesse, con una cercata visibilità sui social nel plauso partecipante dei coetanei. Gli educatori devono trovare altre vie per dare sfogo alla energia che solo la adolescenza sa attivare. Le "faccine", i "bravo" sui quaderni di Nunzio e Giulio, ho capito, fanno miracoli sorprendenti ; il bravo educatore deve, trascurando magari le tante carte inutili della scuola di oggi, ascoltare, capire, premiare, punire con lo stesso equilibrio. Solo con questo equilibrio attento i ragazzi capiranno la differenza tra il male ed il bene. La voglia di atti da super eroe, le ubriacature, la ricerca dello sballo, incorniciati in questa Cultura dell'equilibrio, ripetuta in famiglia e nella scuola , perderanno pregnanza perchè il ragazzo ha provato il vuoto della tristezza che segue la fine dello sballo. Con percorso personale, lento, capiranno che la bellezza della vita, dono di Dio , fa la vera gioia .
Cari ragazzi Vi auguro di saper aspettare, di gustare dolcemente il frutto della vita, ve lo dice un vecchio nonno che ha trovato la gioia, partendo dalla solitudine, dal dolore. Alzate gli occhi al Cielo e volate, sarete felici.
Nunzio Valentino
Anche la famiglia ha le sue colpe, i padri e le madri nella corsa imperiosa al traguardo di questa nostra vita interconnessa, hanno dimenticato l'arte dell'educare, fatta di esempio, di momenti quotidiani di incontro, di buona lettura, di tanta pazienza. I bambini seguiti con attenzione, con amore, rimproverati di fronte ad un errore, non lodati eccessivamente, diventano alunni diligenti e competenti, pronti ad affrontare il momento critico, fatto di ormoni in subbuglio, del passaggio dalla fanciullezza alla pubertà. Ricordo ancora la forte voce contadina di mio nonno dire a mio padre,troppo protettivo di un figlio disabile : Nunzio è un uccellino, ora, dopo le istruzioni, bisogna che lo lasci volare ,senza paracadute . La famiglia non deve essere nè troppo assente nè troppo presente, deve essere vigile.
La scuola è il primo mondo esterno che l'uccellino esperimenta, lì trova i suoi coetanei, i Suoi maestri, lì si confronta con il suo mondo globalizzato ed iperconnesso, alla ricerca delle prime scoperte, delle prime verità. Deve poterlo fare non alla maniera di uomo libero nella giungla di Jean Jacques Rousseau, il riferimento è all'Èmile ou De l'éducation, ma seguendo l'analisi del filosofo francese Francois-Xavier Bellamy nel suo "I Diseredati, ovvero l'urgenza di trasmettere". I nostri diseredati sono ragazzi soli , che nel rapporto rissoso cercano solo la visibilità e la gloria dei coetanei allargati al mondo di You Tube. Sono i figli super coccolati di famiglie sole per la violenza o per la semplice assenza che si respira tra le mura domestiche.
Omero nella Odissea parla di un ragazzo piagnucoloso, Telemaco , con una madre premurosa ma di fatto assente , presa com'è nell'attento controllo dei Proci, con un padre il cui destino il figlio non conosce. Lo aiuta la Dea Atena che veste le spoglie di Mentore, amico fedele di Ulisse. Quel ragazzo diseredato reagisce al pianto, ritrova fiducia in se stesso, vara con i suoi amici una nave e parte alla ricerca del padre. Quel viaggio non restituisce il padre al figlio ma serve a cambiare la vita di quel ragazzo che, dimenticato il pianto, diventa uomo. Anche la scuola deve attrezzarsi con una nuova didattica, i ragazzi devono trovare interesse, devono credere nel maestro.
Il tempo limitato di vera attenzione dei ragazzi va utilizzato al meglio, come, pur nel disagio, faceva don Lorenzo Milani nella scuola di Barbiana. Concordo con la analisi attenta di Alessandro D'Avenia : "L'adolescente cerca la ricompensa come conferma del suo essere unico al mondo e la trova sopratutto nel consenso dei coetanei , non più in apparenza ) dei genitori . E' un nuovo venire alla luce, accompagnato da un nuovo pianto che questa volta non verrà cessato dal latte materno, ma dalla approvazione dei propri pari". Gli atti ribelli dei nostri ragazzi sono la via sbagliata per coprire la solitudine, la mancanza di interesse, con una cercata visibilità sui social nel plauso partecipante dei coetanei. Gli educatori devono trovare altre vie per dare sfogo alla energia che solo la adolescenza sa attivare. Le "faccine", i "bravo" sui quaderni di Nunzio e Giulio, ho capito, fanno miracoli sorprendenti ; il bravo educatore deve, trascurando magari le tante carte inutili della scuola di oggi, ascoltare, capire, premiare, punire con lo stesso equilibrio. Solo con questo equilibrio attento i ragazzi capiranno la differenza tra il male ed il bene. La voglia di atti da super eroe, le ubriacature, la ricerca dello sballo, incorniciati in questa Cultura dell'equilibrio, ripetuta in famiglia e nella scuola , perderanno pregnanza perchè il ragazzo ha provato il vuoto della tristezza che segue la fine dello sballo. Con percorso personale, lento, capiranno che la bellezza della vita, dono di Dio , fa la vera gioia .
Cari ragazzi Vi auguro di saper aspettare, di gustare dolcemente il frutto della vita, ve lo dice un vecchio nonno che ha trovato la gioia, partendo dalla solitudine, dal dolore. Alzate gli occhi al Cielo e volate, sarete felici.
Nunzio Valentino