Un Paese di Poesia
Alle radici dell’identità
Il dialetto un patrimonio immateriale e valoriale insopprimibile
sabato 20 novembre 2021
21.48
Avere la presunzione di riaffermare il dialetto è senza dubbio un'operazione antistorica ma la ricerca di radici che testimoniano l'identità culturale di un territorio è opera meritoria sia per il recupero di espressioni socio-linguistiche ormai desuete sia come riscoperta e rivalutazione di una lingua e di una cultura in estinzione che per molti decenni ha accompagnato la vita di intere popolazioni. L'idioma di un popolo va dunque di pari passo con la storia del territorio com'è avvenuto nel nostro paese dove ai primi insediamenti antropologici del periodo pre-latino si sono succedute numerose dominazioni che nei secoli successivi hanno contribuito a sedimentare parte del loro linguaggio, dei loro costumi e delle loro tradizioni. Il dialetto dopo l'unità d'Italia, orientata alla diffusione dell'italiano ed all'alfabetizzazione di tutti, fu additato come gramigna da estirpare nonché lingua di subcultura, sottostoria, impedimento, ostacolo.
E non si attenuava ancora il duro agone agli inizi del secolo scorso per venir fuori da quell'ostracismo perpetrato a danno del nostro patrimonio linguistico in un momento in cui cominciavano ad emergere i poeti dialettali che davano nuova linfa alle lingue vernacolari. Ma altre criticità affioravano all'orizzonte prima con la stigmatizzazione ostile del potere politico e successivamente col boom economico e l'industrializzazione che hanno portato all'abbandono delle campagne ed alle migrazioni interne col cambiamento di dinamiche comunicative tradizionali. In questo contesto di grandi mutazioni sociali, la lingua dialettale- legata al concetto di arretratezza ed inferiorità- ha continuato a sopravvivere nel tempo anche se fino agli anni settanta molti continuavano a vergognarsi della propria lingua madre.
Ma grazie in primis a Pier Paolo Pasolini che in un suo discorso denunciò il rischio della scomparsa dei dialetti sottolineando che proprio la tv di stato fosse colpevole di un vero e proprio "genocidio culturale", grazie a lui, si dette inizio ad un processo di recupero e di valorizzazione della lingua dei padri quale patrimonio storico, linguistico e di saggezza popolare. Fortunatamente da allora le cose sono andate diversamente perché i dialetti hanno resistito con dignità anche ai successivi processi di marginalizzazione riemergendo e consolidando la propria vis comunicativa e lirica con le espressioni icastiche e veraci che solo essi potevano dare.
Oggi possiamo sostenere che il dialetto non è più considerato un valore negativo ma si è arricchito di una dimensione di positività diventando una vera e propria risorsa, un patrimonio immateriale e valoriale insopprimibile. La miriade di poeti e scrittori dialettali, anche di fama nazionale che si dedica allo studio, alla composizione ed alla ricerca lessicale è la prova tangibile del sostegno e dell'affermazione di un linguaggio che oggi si propone come rivincita delle parlate locali e ne caratterizza l'identità culturale. Ai dialetti è stata finalmente restituita quella dignità calpestata nell'ultimo secolo e riconosciuto ad essi la giusta collocazione ed il giusto risalto come si conviene ad una lingua madre che ha segnato il corso della nostra storia e della storia del nostro popolo.
Sante Valentino
E non si attenuava ancora il duro agone agli inizi del secolo scorso per venir fuori da quell'ostracismo perpetrato a danno del nostro patrimonio linguistico in un momento in cui cominciavano ad emergere i poeti dialettali che davano nuova linfa alle lingue vernacolari. Ma altre criticità affioravano all'orizzonte prima con la stigmatizzazione ostile del potere politico e successivamente col boom economico e l'industrializzazione che hanno portato all'abbandono delle campagne ed alle migrazioni interne col cambiamento di dinamiche comunicative tradizionali. In questo contesto di grandi mutazioni sociali, la lingua dialettale- legata al concetto di arretratezza ed inferiorità- ha continuato a sopravvivere nel tempo anche se fino agli anni settanta molti continuavano a vergognarsi della propria lingua madre.
Ma grazie in primis a Pier Paolo Pasolini che in un suo discorso denunciò il rischio della scomparsa dei dialetti sottolineando che proprio la tv di stato fosse colpevole di un vero e proprio "genocidio culturale", grazie a lui, si dette inizio ad un processo di recupero e di valorizzazione della lingua dei padri quale patrimonio storico, linguistico e di saggezza popolare. Fortunatamente da allora le cose sono andate diversamente perché i dialetti hanno resistito con dignità anche ai successivi processi di marginalizzazione riemergendo e consolidando la propria vis comunicativa e lirica con le espressioni icastiche e veraci che solo essi potevano dare.
Oggi possiamo sostenere che il dialetto non è più considerato un valore negativo ma si è arricchito di una dimensione di positività diventando una vera e propria risorsa, un patrimonio immateriale e valoriale insopprimibile. La miriade di poeti e scrittori dialettali, anche di fama nazionale che si dedica allo studio, alla composizione ed alla ricerca lessicale è la prova tangibile del sostegno e dell'affermazione di un linguaggio che oggi si propone come rivincita delle parlate locali e ne caratterizza l'identità culturale. Ai dialetti è stata finalmente restituita quella dignità calpestata nell'ultimo secolo e riconosciuto ad essi la giusta collocazione ed il giusto risalto come si conviene ad una lingua madre che ha segnato il corso della nostra storia e della storia del nostro popolo.
Sante Valentino