Canosa Ph.Tommaso Chiarella
Canosa Ph.Tommaso Chiarella
Un Paese di Poesia

ODE ALLA MIA TERRA

Il componimento natalizio del poeta Sante Valentino

In occasione del Natale, il poeta Sante Valentino, premiato a Roma nel corso della cerimonia per "Salva la tua lingua locale", ha inviato un componimento in italiano invece del solito in vernacolo. S'intitola "Ode alla mia terra" dove cerca di stimolare le coscienze all'amore per il paese riunendo in un abbraccio tutti i cuori dei canosini che si ritrovano intorno ai valori condivisi "della nostra identità e delle nostre tradizioni. Non è stato edificante per il figlio di un paese leggere su un motore di ricerca una recensione social che espressamente citava: "Canosa è un paese che ha abdicato alla sua coscienza civica". Non so quali siano state le determinazioni a monte di una tale apostrofe ma sicuramente bisogna risalire la china e proiettarsi in un progetto di ricostruzione e di freno alla decadenza che perdura non dico da secoli ma sicuramente da decenni e che i tanti amministratori succedutisi non hanno saputo cogliere nella sua drammaticità. Forse l'atavico motto dialettale:"Uagné resbegghiàteve ca la guérre ho fenéute" ha una sua ragion d'essere, intanto riscopriamo l'amore per il paese. Buon Natale!

ODE ALLA MIA TERRA
Dimmi o terra, che tra declivi sorgi
e una luce effondi dai regali ipogei
dove sacra ribolle e nobile la tua storia,
dimmi perché un canto ancora si leva
e tra le vie come voce di madre
s'addentra, i suoi pargoli a chiamare?
Io peregrino perenne un'eco colgo
ed a te torno, ai tuoi vicoli silenti,
ai miei sogni fanciulli che la ria sorte
inesorabile ai lontani cieli portava.
Ed in mille rivoli frantuma il mio zelo
deserti esplorando ed impervi sentieri
una mano a te sola invocando, alma madre,
a te sola che altri più non danno,
e gaie sere di rondini ai miei passi
e bianche pietre d'inargentata luna.
A te sola il mio sguardo tendo,
l'abisso fuggendo della notte
che strazia e sempre più deriva
ora che arde questa brama d'incontri.
Ma forse anche tu questo vuoi, tu,
che ancora m'inviti a vagheggiare
come allora dietro il vetro sull'uscio,
allorché rapito guardavo il mio cielo
e la stradina amica dove un passero
saltellando felice pigolava la vita.
Occhi smarriti altri lidi scrutano
il tuo volto cercando nel vento delle stagioni
che tra fessure s'incunea, tra pieghe
e d'un sospiro m'inonda, di un richiamo…
Ed una speranza nutro, o madre terra,
che riveda l'ancestrale splendore
risorgere dalle ceneri del passato
e da quell'invitto maniero diroccato
decollo dei miei sogni e di aquiloni.
Dimmi se hai ancora memoria
di quei tuoi monelli di strada
e se tra festosi colli ancora aleggia
una voce che tanto mi fu cara.
Io t'ho lasciato un canto, terra mia,
ma forse hai colto solo il mio lamento
che da lontane contrade oggi si leva,
ma sopra vicoli di millenarie storie
sorgerà ancora il sole dell'aurora.
Ritornerò, madre, ritornerò
alla tua dimora dolce e solatia,
ritornerò al tuo caldo abbraccio
e come allora mi cullerai i sogni!
Sante Valentino
Credit fotografico: Tommaso Chiarella
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